A.P.S.P. Casa Mia
È una fondazione realizzata per volontà della popolazione con il concorso del comune di Riva, di enti pubblici e di generosi benefattori. Vengono accolti 18 ragazzi di entrambi i sessi, affidati alle Suore di Maria Bambina, sostituite poi nel ’56 dalle suore del Sacro Cuore di Gesù, e nel ’98 dalle suore Salesiane.
Nel 1937 diventa orfanotrofio femminile.
Nel 1962 si inaugura la nuova sede costruita appositamente e che ancora oggi è la sede principale.
In seguito si apre al volontariato che svolge un compito di animazione e di aiuto nello svolgimento dei compiti. Nello stesso periodo le richieste del territorio necessitano di un ampliamento delle tipologie di utenza e quindi la denominazione “orfanatrofio” diventa inadeguata.
Nel 1971 su proposta delle ragazze viene chiamato “Istituto Casa mia”. Lo stile educativo è quello degli istituti classici dove prevale la logica organizzativa e assistenziale (orari fissi, grandi camerate, refettorio, ecc.), rispetto a quella pedagogica di attenzione alla crescita della singola persona. Negli anni però quest’ottica cambia gradualmente, si tengono maggiormente presenti i bisogni delle ragazze.
Alla fine del 1988 si termina una ristrutturazione importante che vuole dare spazi più piccoli maggiormente accoglienti e quasi “familiari”. Parimenti nasce la necessità di avere un progetto pedagogico.
Nel 1991 nasce la consapevolezza del bisogno di rivedere radicalmente il Servizio con cambiamenti sia strutturali che organizzativi che favoriscano il massimo sviluppo possibile delle potenzialità personali delle ospiti con la consulenza pedagogica e psicologica per orientare meglio il lavoro che si andrà a svolgere; il processo viene considerato più importante del raggiungimento degli obbiettivi perché risulti chiaro a tutti che in un percorso pedagogico la dinamica di messa in discussione e crescita costante è quella maggiormente opportuna.
L’istituto, partendo dal presupposto che la famiglia è il luogo di elezione per la crescita dei minori, diventa una “comunità per minori” sempre più vicina al modello familiare.
Inoltre, ci si interroga anche sulla tipologia di minori da accogliere. Sicuramente non i minori inferiori ai 6 anni; i preadolescenti sì, ma come risposta d’emergenza e transitoria; per gli adolescenti invece resta la risposta più adeguata visto che uno degli obiettivi primari di questa età deve essere l’autonomia.
Quindi quando a livello nazionale si mettono fortemente in discussione gli istituti di accoglienza per i minori, il Casa Mia non si trova impreparato, anzi è già perfettamente in linea con queste nuove tendenze: è già di fatto una comunità per minori divisa in gruppi appartamenti che cercano di riproporre, per quanto possibile uno stile di vita di tipo familiare: tutto è pensato il più possibile per l’esigenze ed il percorso del singolo ragazzo. Il gruppo è considerato strumento di crescita sia a livello relazionale che di conoscenza di sé.
Pubblicato il: Lunedì, 11 Settembre 2017 - Ultima modifica: Lunedì, 21 Novembre 2022